Perché è iniquo tassare la beneficenza

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Negli Stati Uniti le donazioni a enti no profit sono completamente detraibili dalle tasse, in Italia i limiti sono tali da scoraggiare la generosità. Non bastasse, le associazioni onlus non possono detrarre l’Iva su progetti destinati al bene comune. Ora che si prepara la riforma del terzo settore, sarebbe il momento per rivedere le norme fiscali.

beneficenza

Oltre ad essere un tormentone estivo, la campagna per la raccolta fondi Icebucketchallenge, quella delle secchiate d’acqua fredda, ha sollevato un dibattito più autunnale. Con la campagna a favore della ricerca sulla Sia, la sclerosi laterale amiotrofìca, sono stati raccolti in Italia 1 milione e mezzo di euro. Negli Stati Uniti 100 milioni di dollari.

Gli americani sono più generosi di noi? «In America le donazioni sono completamente detraibili dalle tasse, qui no» risponde Massimo Mauro, presidente di Aisla, associazione che si occupa di malati di Sia e che, dopo aver promosso la campagna, fa da capofila nel sostenere la defiscalizzazione delle donazioni agli enti no-profit. «Sarebbe un provvedimento concreto e semplice» chiosa Damiano Zazzeron, fiscalista e consulente nell’ambito del no-profit. «I limiti attuali, deduzione dal reddito complessivo nel limite del 10 per cento fino a un massimo di 70 mila euro, addirittura scoraggiano le donazioni». Il beneficio è talmente ridotto che spesso il costo del servizio del Caf o del commercialista è maggiore del risparmio fiscale.

L’altra notizia che ha fatto indignare in materia di beneficenza e fisco è l’Iva di 300 mila euro do vuta allo Stato per la ricostruzione della scuola di Cavezze (Modena), distrutta dal terremoto e i cui lavori sono stati finanziati con la raccolta fondi del Corriere della sera. Su questa Iva «iniqua» diversi politici hanno annunciato di voler chiedere provvedimenti da inserire nella riforma del terzo settore che, però, riguarda in gran parte aspetti civilistici (come la trasparenza dei bilanci delle associazioni o la razionalizzazione delle varie tipologie di enti) e che, soprattutto, deve essere realizzata fiscalmente a costo zero. Per questo, la probabilità è alta che si tratti di parole in libertà. «Se ne discute da oltre vent’anni senza arrivare a niente» dice Zazzeron.

Il problema è che l’imposta è regolata da norme europee che fissano paletti rigidi ed elencano tassativamente i casi in cui è possibile prevedere esenzioni. Fuori da questi, c’è poco o nessun margine di manovra. Tra le eccezioni non c’è la costruzione di scuole od ospedali, neppure se realizzati grazie alla beneficenza. È per questo che la maggior parte dei paesi europei punta sulla defiscalizzazione delle donazioni liberali per incentivare l’attività delle onius, sia per la ricerca che per l’assistenza sociale. In Olanda, per esempio, sono deducibili al 100 per cento le donazioni fatte a enti no-profit della comunità europea. Negli Stati Uniti, dove avviene lo stesso, un’autorità vigila e gli enti devono dimostrare di essere davvero non a scopo di lucro.

Fonte: di Chiara Palmerini per Panorama.it

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A cura di: Indc onlus
Categories: articoli & approfondimenti | Tags: | Leave a comment

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